In occasione della Giornata della Memoria, con “Una storia di deportazione. Le Donne di Ravensbrück”, il 29 gennaio 2019 abbiamo raccontato la storia di questo campo di concentramento femminile, situato 80 km a nord di Berlino, il più grande del genere in Europa, in cui furono internati, durante la Seconda Guerra Mondiale, circa 130 mila tra donne e bambini provenienti da 40 nazioni diverse.
Durante l’incontro è stata proiettata l’intervista a Mirella Stanzione, ex-deportata a Ravensbrück, realizzata da alcuni studenti del Liceo Scientifico E. Majorana di Orvieto, e sono state lette le testimonianze di altre donne raccolte nel volume Ravensbrück, a cura della figlia di Mirella Stanzione, Ambra Laurenzi, presidente del Comitato Internazionale di Ravensbrück e consigliera nazionale ANED.
Programma
Katia Sagrafena, co fondatrice e DG del Gruppo Vetrya
Un gruppo di studenti del liceo scientifico Ettore Majorana di Orvieto, legge un passo tratto dal libro Lasciami andare madre di Helga Schneider
Ambra Laurenzi, Presidente del Comitato Internazionale di Ravensbrück e Consigliera Nazionale ANED
Emanuela D’Ambrosi, dottoressa in Storia con tesi di laurea sul campo femminile di Ravensbrück
“La testimonianza raccolta dagli studenti di Mirella Stanzione ci ha permesso di conoscere l’orrore dal punto di vista femminile perché milioni di donne furono perseguitate e uccise durante l’Olocausto anche se non fu tanto la loro appartenenza al genere femminile a farne dei bersagli.
Donne umiliate e violate, nel fisico e nell’animo perché Raverbruck fu sede di sperimentazione medica sugli arti e sull’apparato genitale vittime di medici e ricercatori usate per esperimenti sulla sterilizzazione e per altre pratiche disumane di ricerca, contrarie a qualunque etica.
Donne, madri, che immaginiamo abbiano abbracciato e rincuorato fino all’ultimo istante i loro piccoli prima di decretarne la morte (per iniezione o per sperimentazione).
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Il mondo del digitale con la globalizzazione ha indotto cambiamenti così rapidi anche nel linguaggio dove c’è il rischio che la semplificazione sbiadisca i contorni dell’odio. La tecnologia e la scienza offrono grandi opportunità ma abbiamo imparato a conoscere grazie anche ai nostri eventi, che se non correttamente utilizzate, possono rendere disponibili strumenti sofisticati nelle mani di chi non diffonde amore.
Contro queste minacce serve il coraggio e la determinazione di tutti ed è anche il nostro impegno perché tolleranza, pace, eguaglianza, libertà, serena convivenza, basi su cui i nostri nonni hanno dato vita all’Europa, possano continuare ad essere le basi per costruire prosperità per tutti. ” (Katia Sagrafena)
Ambra Laurenzi