Si è svolta il 18 gennaio 2020 la terza edizione della Giornata della Disconnessione, un’iniziativa promossa da Nova Civitas Diocesi di Orvieto – Todi, che quest’anno ha riguardato il tema “Rete di mutuo soccorso. Regresso o progresso?”.
Il National Day of Unplugging, nato nel 2010 su iniziativa del progetto creativo statunitense Sabbath Reboot, ha come obiettivo rallentare dal mondo frenetico, evitando la tecnologia, e per connettersi con le persone che ci circondano.
I tavoli di lavoro si sono interrogati sul tema della sussidiarietà come principio di organizzazione sociale, in ambito sanitario, formativo, educativo.
Il cellulare lasciato spento per quattro ore. Guardarsi negli occhi e parlare, progettare, confrontarsi. Fa un certo effetto ritrovarsi intorno ad un tavolo con solo un foglio in mano senza alcun ausilio della tecnologia. Eppure da qui inizia la sinergia, fatta di dialogo e nuove idee che si creano in presenza, guardandosi negli occhi.
È questa in sintesi la Giornata della Dis-connessione, un appuntamento annuale ormai divenuto fisso grazie a Nova Civitas, il corso di formazione di dottrina sociale che quest’anno affronta il tema della sussidiarietà e giunta alla terza edizione.
Ospitata come ormai di consueto nella particolarissima cornice del Vetrya Corporate Campus.
Una disconnessione che non significa demonizzare la Internet che oggi pervade le nostre vite ed è volano di nuove opportunità, ma riempirla di umanità, tanto che oggi si parla sempre più spesso di etica delle macchine. Anche gli ultimi due Papi hanno definito la Rete come dono di Dio, strumento di sviluppo della dignità della persona, lo ha ricordato nel saluto introduttivo Luca Tomassini, presidente e amministratore delegato di Vetrya che ha posto ad esempio di questo proprio l’azienda da lui fondata, affermando che oggi anche l’impresa non può più pensare solo in termini di profitto.
Silvia Basso, rappresentante OGIE e tra i relatori della giornata, ha introdotto storicamente le Reti di mutuo soccorso, istituite spontaneamente nel XVIII secolo per sopperire alla mancanza di previdenza e assistenza sociale, in cui ognuno cooperava per l’aiuto reciproco. Anche oggi sono istituzioni in cui i ‘soci’ (dal latino socius cioè alleato, confederato, per estensione fratello) cooperano mutuamente senza forma di lucro per aiutarsi reciprocamente. In tal senso la parola mutualità si contrappone al principio del profitto del ‘do ut des’ in quanto non c’è aspettativa di ricevere qualcosa in cambio di ciò che si dà, ma si lavora con la gioia della condivisione. In questo la sussidiarietà è espressione della libertà umana perché favorisce la partecipazione di tutti e si attua in sostituzione o integrazione dell’autorità centrale.
E di auto-mutuo-aiuto, di prospettive e possibili opportunità ha parlato anche Fabiola Di Loreto Direttore generale di Confcooperative che nel suo intervento ha ricordato come le imprese cooperative nacquero prima delle stesse società di mutuo soccorso, alcune grazie all’intuizione di alcuni sacerdoti. Le stesse casse rurali, antenate delle banche etiche moderne, davano una possibilità concreta a famiglie che non potevano dare garanzie per un prestito, mentre più recentemente queste esperienze si dimostrano capaci di trovare modelli economici alternativi e creativi, si pensi alle cooperative di consumo o a forme di ricettività diffusa nel settore turistico. In un momento storico in cui lo Stato non può rispondere a tutti i bisogni della collettività è importante che esempi virtuosi di sussidiarietà vengano incoraggiati e supportati, garantendo servizi di eccellenza a prezzi calmierati. La mutualità parte da un principio riconosciuto dal nostro stesso ordinamento, a partire dalla nostra Carta Costituzionale.
La seconda parte dell’iniziativa ha visto l’apertura dei tavoli di lavoro ognuno dedicato ad una specifico ambito di applicazione del tema della sussidiarietà – protezione civile e volontariato, reti socio-sanitarie, scuola – in cui i partecipanti hanno affrontato e discusso in una connessione fatta in presenza, quanto sia importante il lavoro dei cosiddetti ‘corpi intermedi’, quei soggetti che, in varie forme, operano in sostituzione dello Stato per rispondere a bisogni di welfare, riuscendo spesso a mettere in campo azioni importanti per competenza e avanguardia.
Suor M. Luisa Gatto, coordinatrice di Nova Civitas, ha infine sottolineato quanto ora sia importante concretizzare il lavoro svolto, impegnandosi a creare altri momenti di conoscenza e progettazione, non disperdendo la grande sinergia creata. Perché, come ha detto Katia Sagrafena cofondatrice di Vetrya concludendo la giornata, questa esperienza dimostra che la vera differenza continuano a farla le persone con la loro fantasia e creatività.