“We are all connected”, progetto espositivo di Marco Milia, è stato concepito per il Corporate Campus di Vetrya a Orvieto dove, per la prima volta, una installazione interagisce con l’architettura esterna dell’azienda offrendo allo spettatore un impatto visivo unico ed eccezionale.
Milia dedica questo lavoro a Vetrya, quale privilegiato ecosistema
di rapporti professionali, di condivisione culturale e umana.
L’artista utilizza la forma geometrica del cerchio come unità base delle sue opere attraverso cui analizza la rappresentazione e la percezione dello spazio: per farlo impiega il policarbonato alveolare al fine di creare composizioni modulari variamente articolate e dalle innumerevoli suggestioni.
“We are all connected” prende spunto da una delle celebri frasi dell’astrofisico e divulgatore scientifico statunitense Neil deGrasse Tyson:
“Siamo tutti collegati; l’uno con l’altro, biologicamente.
Alla terra, chimicamente. Al resto dell’universo, atomicamente”.
All’esterno del Vetrya Corporate Campus si trova una grande installazione dal forte impatto visivo, una texture vibrante e tridimensionale che riveste il porticato dell’edificio trasformandolo in un’inedita architettura composta da più di 350 fasce a forma circolare color verde e azzurro, accostate e concatenate l’una all’altra come parte di un tutto, per rappresentare un complesso organismo generato da una fitta rete di processi associativi, di legami atomici e cellulari e di connessioni empatiche fra individui.
Gli elementi circolari sospesi nel vuoto frammentano e ridisegnano lo spazio, rifrangendo la luce solare che moltiplica le ombre ed enfatizza i giochi cromatici derivati dalla consistenza traslucida del materiale, per offrire molteplici e sorprendenti punti di osservazione sull’ampio panorama dominato dall’antica rupe di Orvieto.
All’interno dello spazio espositivo di Vetrya è stata allestita “No time, no space”, un’opera ispirata a un varco temporale che richiama l’assenza e il vuoto, inteso sia come mancanza fisica sia come vuoto di spazio-tempo.
La struttura è caratterizzata da un tunnel composto da due coni che convergono simmetricamente al centro, realizzati con pannelli di policarbonato.
Le prospettive che si sviluppano nelle due estremità ci trasferiscono
in un luogo dove la realtà è scomposta in due enormi caleidoscopi a base
decagonale, che sollecitano un’esperienza percettiva alterata dal continuo frammentarsi degli elementi e in cui il vuoto percepito diventa l’ingresso
a una zona senza tempo, dove lo spazio e le prospettive alterano le distanze percorse, le esperienze percettive e la memoria.
Marco Milia è nato a Roma nel 1976, dove tuttora vive e lavora.
Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma, alla cattedra di scultura. La sua ricerca spazia dall’installazione al disegno, con cui analizza la rappresentazione e la percezione dello spazio attraverso interventi site-specific che, soprattutto negli ultimi anni, vedono sempre più l’impiego del policarbonato alveolare e sfruttano la flessibilità e la trasparenza del materiale per creare composizioni modulari variamente articolate e dalle innumerevoli suggestioni.
Attraverso le sue installazioni l’artista mira a intessere inedite relazioni con l’architettura e la storia del luogo nel quale è chiamato a intervenire, includendo anche l’interazione dello spettatore tanto fisica quanto percettiva ed emotiva.
Nel 2007 una sua scultura-gioiello entra a far parte della prestigiosa collezione permanente del Museo degli Argenti presso Palazzo Pitti a Firenze, ubicato nelle nuove sale espositive dedicate al gioiello d’artista contemporaneo.
Le Esposizioni
Tra i principali progetti ed esposizioni recenti si ricordano:
2019 “Molecula”, Coscioni Lab, Roma
2018 “Waterway”, UV Contemporary Art Project, Chiostro di San Francesco, Acquapendente
2017 “Habitat”, OCRA-Chiostri di Sant’Agostino, Montalcino
2017 “Festival Arterija”, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, Novigrad – Croazia
2015 “Biennale di Scultura” a Piazzola sul Brenta, Villa Contarini, Padova
2014 “Crystal Time”, Vytlacil Artist in Residence Art Student’s League of New York
2013/2014 “In aĕre in aquis”, Museo delle Case Romane del Celio, Roma, a cura di Takeawaygallery
2013 “At what time? Early morning”, Scatolabianca, Milano
2012 “Artefatto–moto urbis”, Museo Arte Contemporanea Revoltella, Trieste
2011 PremioBasi, Cava di Roselle (GR), Site specific “Emotional Circles”
Davide Sarchioni
Laureato in Lettere Moderne con indirizzo Storia dell’Arte Contemporanea presso l’università di Siena, dal 2005 svolge attività di critico d’arte e curatore freelance per enti pubblici, fondazioni, gallerie d’arte e privati in Italia e all’estero, realizzando progetti di mostre, collezioni, cataloghi d’arte e scrivendo per alcune riviste di settore.
Collabora con artisti italiani e internazionali affermati ed emergenti.
Dal 2010 al 2014 è stato curatore dei progetti speciali presso Museum am Dom, Würzburg (DE). Dal 2010 è direttore artistico dello spazio Il Frantoio a Capalbio (GR). Dal 2015 è curatore e consulente d’arte per LaDI Art e terramediaproject.it.
È curatore e consulente dei progetti d’arte per la Fondazione Luca e Katia Tomassini
Isaco Praxolu
Ha frequentato scuole di danza classica e moderna con stage abilitanti tenuti da importanti coreografi internazionali quali Jasse Smith, Bill Goodson, Jamal Sims e gli Italiani Mauro Astolfi, Mauro Mosconi, Caterina Felicioni.
È stato insegnante di Danza Moderna e ha svolto esperienze di organizzatore di eventi teatrali, spettacoli e ufficio stampa. Ha svolto anche attività di gestione e controllo aziendale per diverse aziende e attualmente riveste il ruolo di responsabile marketing e comunicazione, curatore eventi e spettacoli per LaDI Art, di cui è fondatore, e terramediaproject.it.
Collabora con Davide Sarchioni all’organizzazione dei progetti d’arte per la Fondazione Luca e Katia Tomassini.