Mutsuo Hirano (Hyōgo – Giappone, 1952) è un artista internazionale di origine giapponese che vive e lavora tra Berlino e l’Italia, nei pressi di Orvieto.
Strettamente legata alle proprie vicende biografiche, la sua ricerca artistica è incentrata sull’impiego prevalente della terracotta, materia primigenia carica di significati e di rimandi, con cui realizza sculture e manufatti ceramici di valenza simbolica e fortemente evocativa, attingendo a forme e stilemi, simboli e oggetti liberamente desunti da un immaginario legato tanto alla cultura orientale, quanto a quella occidentale, in un’affascinante commistione che genera un ricercato melting pot culturale.
In questo nuovo progetto dal titolo ROBOT – ロボット , appositamente concepito per lo spazio espositivo del Vetrya Corporate Campus, curato da Davide Sarchioni e Isaco Praxolu, l’artista innesca un cortocircuito visivo e di senso tra i concetti di “tradizione” e “modernità”, mettendo in relazione teste e busti di demoni e di antichi idoli riferibili alla tradizione orientale, forme e immagini che guardano all’arte rinascimentale o all’archeologia etrusca, con personalissime rappresentazioni di creature aliene e moderni robot.
Secondo Hirano l’idea del robot arriva da lontano: per gli antichi erano le statue votive, poi le rappresentazioni plastiche dei Santi all’interno delle chiese in grado di creare un collegamento spirituale diretto tra l’uomo e il divino. Oggi sono sofisticati congegni capaci di conversare, di comprendere e reagire alle emozioni.
Uno dei robot in mostra reinterpreta le sembianze di Pepper, l’umanoide simbolo del progresso tecnologico partito dal Giappone. Realizzato in terracotta riunisce in sé la leggenda ebraica del Golem, una statua di argilla animata dalla magia cabalistica, all’idea futuribile di una realtà popolata da esseri umanoidi dotati di intelligenza artificiale.
In un emblematico incontro-scontro tra passato e futuro, tra naturale e artificiale, si aprono così interrogativi e spunti di riflessione di grande e allarmante attualità.
Scultore di origine giapponese, nasce a Hyogo (Kyoto) nel 1952. Arriva in Germania come missionario della religione TenriKyo e nel 1974 si laurea in Arte. Nel 1975 si trasferisce definitivamente in Germania dove studia Lingua e Cultura tedesca presso l’Università Philipps e arte presso l’Istituto di Pittura e Grafica di Marburgo.
Dalla metà degli anni Ottanta inizia a frequentare l’Italia Centrale dove apprende la lavorazione della terracotta e della ceramica, e dove la scoperta dell’arte Etrusca, del Rinascimento Toscano e del Barocco romano diventeranno sempre più fonte inesauribile di continua ispirazione.
I suoi lavori plastici, come quelli pittorici e grafici, esprimono la ricerca e la definizione di una identità individuale sempre nuova, derivata dallo scambio e dal continuo confronto fra culture assai distanti e contrapposte, tra Oriente e Occidente. Centrale è nella sua opera l’elaborazione di uno stile “multiculturale” e una forte componente introspettiva e spirituale.
Dal 1978 ad oggi ha esposto in numerosissime mostre personali e collettive, prevalentemente in Giappone, in Germania e in Italia. Nel 2009 ha esposto insieme a Thomas Lange nella doppia mostra personale “Melodia Apocalittica” presso il Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto, che per la prima volta ha ospitato un progetto di arte contemporanea nei propri spazi in dialogo con le preziose collezioni di arte antica.
Le sue opere si trovano in diverse collezioni private e in alcuni importanti musei e fondazioni in Italia e in Germania.
Vive e lavora tra Berlino e l’Italia, nei pressi di Orvieto (TR).