Personaggi

È stato cofondatore con Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Accardi, Sanfilippo e Turcato, dell’avanguardia artistica detta Gruppo Forma 1.

Giornalista, volto di riferimento della RAI.

Visual storyteller della materia umana.

Il suo lavoro propone una riflessione sulla scultura contemporanea che ricerca soluzioni e approcci sempre nuovi alle differenti problematiche legate alla forma, al volume e a quest’ultime in relazione con lo spazio.

Andrea Fontanari dipinge momenti che mettono a fuoco una nuova visione dell’ordinario.

Ha dato vita a un importante e originale progetto di arte urbana per le strade della capitale, trasformando i tronchi morti degli alberi recisi e ancora radicati a terra in vere e proprie sculture.

Giornalista, scrive sul Foglio e altrove di libri, persone e di quello che succede.

Lavorano a quattro mani sperimentando con i vari materiali le diverse tecniche scultoree e contemporaneamente la video-arte.

Collabora con importanti artisti italiani e internazionali, con gallerie d’arte, fondazioni e istituzioni pubbliche e private, nella progettazione e curatela di mostre e eventi culturali.

Non voglio essere un artista alla moda, ma appartenere a tutti i tempi ed è per questo che credo in un’arte preveggente.

Noto per i suoi grandi volti immaginari, immobili e dallo sguardo profondo ci parla di “tempo sospeso” come di un tempo ritrovato, un’opportunità per tuffarsi ogni giorno nella pratica del disegno e dell’espressione artistica.

Coniuga la ricerca sul corpo umano con quella sulle metropoli, indagando il rapporto tra forma dei luoghi e la condizione umana. Al tema del paesaggio urbano s’intreccia così la riflessione sul tempo, sulle trasformazioni delle città e sul destino degli individui che le abitano.

Si diletta con passione nella scrittura e nella pittura con uno stile logico-deduttivo che contribuisce a dar vita nella narrativa, quale moderno alchimista, a un innovativo archetipo di comunicazione.

Attore, regista, doppiatore, sceneggiatore e insegnante italiano.

La forma sferica di palline da ping pong, elemento geometrico di purezza per raccontare il mondo contemporaneo.

Daniela nelle sue opere si interroga sul significato delle immagini, sulle modalità di rappresentazione e sul loro significato iconico-simbolico.

Curatore e critico d’arte. Cura i progetti dedicati all’arte della Fondazione Luca e Katia Tomassini.

La sua ricerca prende stimoli visivi e progettuali da vari media e periodi storici, per costruire una propria rappresentazione non-giudicante nei confronti di un sistema apparentemente senza significato e fittizio della comunicazione contemporanea, del linguaggio e della cultura digitale.

Ingegnere, scienziato e imprenditore. “Il Prof” per tutti quelli che l’hanno conosciuto.

Eva Tarantello

Donato Catamo ha disegnato, dipinto ed inciso da sempre.

Fabio Calenda è un economista, giornalista e scrittore italiano.

Si definisce un “sognatore con sveglia spenta”. Ama interagire con la realtà attraverso opere che incontrano la quotidianità, la natura, alterandola perché l’occhio ne colga i mutamenti senza esserne turbato.

Nel 2018 riceve dal Capo dello Stato Sergio Mattarella l’attestato d’onore di “Alfiere della Repubblica italiana” per meriti scientifici e divulgativi.

Volto di molte campagne pubblicitarie per marchi di prestigio (Amadori, Mulino Bianco, Lamborghini, Alfa Romeo, Sky Sport, Ceres, Amaro Averna).

Si occupa principalmente di disturbi neurocognitivi (disturbi della memoria e demenze), malattie cerebrovascolari, cefalee, neurologia dell’anziano, disturbi del movimento.

Approda a una enigmatica dimensione spazio-temporale, poeticamente sospesa tra presente e futuro, rafforzata dall’utilizzo dominante del bianco, colore di sottrazione e apertura al possibile, che carica l’opera di continui significati e rimandi estetici.

Già professore ordinario di Antropologia culturale presso la Sapienza, direttrice del corso di alta formazione in Antropologia culturale delle società complesse presso la Facoltà di Sociologia dello stesso ateneo e coordinatrice dell’unità operativa del dottorato in Antropologia, Storia medievale e Filologia del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna presso l’Università degli Studi di Sassari.

Giovanni Frangi

Giuseppe M. Della Fina è direttore scientifico della Fondazione per il Museo “C. Faina” e docente a contratto di Etruscologia presso l’Università degli Studi dell’Aquila.

La sua pratica, tra umorismo e provocazione, spazia dal  video alla performance, dalla pittura alla scultura, ed è radicata nel suo complesso background culturale diviso tra Oriente e Occidente.

Da sempre interessato allo studio del corpo in movimento, si avvicina all’arte e alla fotografia nel 2013, dapprima approfondendo la conoscenza del lavoro di diversi artisti contemporanei e successivamente frequentando corsi di fotografia.

Drag queen, performer, direttori artistici: la storia delle Karma B è fatta di tanta ironia, estro e creatività

Scrittrice

Lo spazio è allora composizione di tanti spazi, entro i quali le trame della materia si muovono, compiono la mutazione.

xxxdimensioni e colori.

Credo in una pittura ispirata che ancora nasce dalla spiritualità dell’artista e che riesce a far vibrare le corde dell’anima di chi guarda

La sua ricerca spazia dall’installazione al disegno. Molto conosciute sono le sue grandi strutture modulari e germinative composte da cerchi in policarbonato alveolare di varie dimensioni e colori.

Artista femminista, si contraddistingue nel panorama internazionale per la continua ricerca di linguaggi femminili capaci di raccontare, attraverso pittura, scultura, disegno, collage, fotografia, digital painting, la centralità della donna, le sue infinite capacità di mettere al mondo il mondo.

Le sue opere a olio su carta abrasiva rimandano a paesaggi mentali rarefatti e precari, sospesi tra un contesto di intimità meditativa e apparizioni articolate in una dimensione rivelatrice.

Michele Golia scultore

“Nella condizione di volo la materia vince l’impossibile, nel mio lavoro le cose mi suggeriscono sempre un modo per ricordarlo”.

I suoi lavori plastici, come quelli pittorici e grafici, esprimono la ricerca e la definizione di una identità individuale sempre nuova, derivata dallo scambio e dal continuo confronto fra culture assai distanti e contrapposte, tra oriente e occidente. Centrale è nella sua opera l’elaborazione di un personale mix culturale con una forte connotazione introspettiva e spirituale.

La sua pittura può essere definita una tipologia di un nuovo realismo contemporaneo che sembra però evocare il classicismo dei grandi maestri del passato, offrendo un impianto scenico e compositivo apocalittico, drammatico e carico di allegorie.

Paolo Bini: le immagini del suo vissuto si traducono in una trama policroma che apre sorprendenti visioni poetiche, paesaggi mentali contemporanei, scomposti, dagli orizzonti infiniti e indeterminati, in cui il colore si fa luce.

Ha lavorato tra gli altri con Roberto Faenza, Wim Wenders, Pupi Avati, Marco Ferreri, Elie Choraquì, Bruno Corbucci, Renato De Maria, Stefano Alleva, Luca Manfredi, Andrea Barzini, Nicolò Buongiorno, Graziano Diana.

Pietro Perrone, i suoi dipinti sono carichi di forza e di materia.

Designer con una predilezione per la comunicazione visiva, fino a trasformare la passione per la fotografia ed il photo editing nell’impiego principale

I suoi dipinti, creati in maniera sicura e intuitiva, rimangono sempre un po’ insondabili e misteriosi, sospesi tra astrazione e figurazione.

Le sue opere pittoriche e installazioni nascono da un continuo rapporto, dialogo e scambio tra interno ed esterno, tra mondo intimo e ambiente, tra anima e natura, tra esperienza esistenziale e cicli naturali, diventando così testimoni di una visione del mondo in cui uomo e natura convivono e coesistono in perfetta armonia e rispetto.

Artista poliedrica, ha iniziato lavorando il legno e la creta, ha dipinto acquerelli che richiamano colori e temi del mondo, ma il tufo, materiale primordiale per eccellenza, le appartiene, e con il tufo crea le sue opere ispirandosi ai volti dell’umanità.

Simone ha creato un posto immaginario, Spacelandia, in cui c’è una trasfigurazione dei paesaggi tradizionali che diventano luoghi extraterrestri, che fanno parte dell’universo cosmico ma in cui non è presente altra forma di vita umana se non l’attore principale, l’architetto, suo doppio e alter ego.

Scrittrice di best seller, ha lavorato per anni anche come autrice per la televisione, cominciando la sua carriera creativa nell’ambito dei documentari e prendendo parte come curatrice ed ideatrice a diversi programmi scientifici.

La sua ricerca affronta la tematica del trascorrere del tempo, del rapporto tra ieri-oggi-domani, attraverso ampi cicli pittorici con cui si interroga continuamente sul significato delle immagini in relazione alla propria identità e alle proprie vicende biografiche, all’attualità e alla storia dell’arte.

“Credo nell’ampliamento di possibilità rappresentative offerto dalla tecnologia in coesistenza e collegamento con la nostra natura e la nostra storia. Dove la materia resti caratteristica umana e la tecnologia sua emanazione e esaltazione, mai alienazione”

“Credo nell’ampliamento di possibilità rappresentative offerto dalla tecnologia in coesistenza e collegamento con la nostra natura e la nostra storia. Dove la materia resti caratteristica umana e la tecnologia sua emanazione e esaltazione, mai alienazione”

Le sue opere si sviluppano partendo da una stella a quattro punte che diventa nel tempo il suo carattere distintivo, vero e proprio “logo” dell’artista. La composizione diventa quasi un’operazione  ossessiva che genera elementi in cui questo simbolo si unisce al tessuto, al feltro, alle paillettes e alla ceramica, in un gioco il cui ritmo e la forma, rigorosi ed equilibrati, rimandano ai territori dell’astrattismo e del minimalismo.

Artista transnazionale, viaggiatrice, collezionista di arte contemporanea Africana e cittadina Italiana.